Marzu
Andando indietro nel tempo, quando carestie e pandemie flagellavano la popolazione, il popolo, sopratutto i meno colti, si legava a superstizioni e portafortuna.
Questo detto viene reincarnato nella statuetta da presepe di Marzu o Martius, anche questa figura negli anni venne abilmente prodotta dalle mani sagge dei ceramisti seminaresi.
Un anziano consumato dalla vita avvolto nella mantella nera seduto a riscaldarsi, veniva posto in disparte nei presepi quasi a ricordarci che il Natale di li a poco sarebbe finito.
Infatti dopo le feste e le grandi abbuffate viene la quaresima e i momenti di magra e di sacrifici dove in tanti, agli inizi del secolo scorso, rischiavano di morire di fame.
Marzu stava li a ricordarci di mettere da parte qualche conserva per i mesi bui che sarebbero arrivati e poter sopravvivere fino all’arrivo della primavera.
Folgorato dalla cometa
L’ultima figura di cui vi parlo oggi, anch’essa presente nei presepi di altri tempi e metafora di una persona distratta o assente, era il pastore che vide per la prima volta la stella cometa.
Il suo stupore viene rappresentato da una statuina con il collo un po’ storto piegato all’insù e con un espressione del viso molto particolare.
Per questo veniva chiamato “u llampatu dà stija” (meravigliato nel vedere la stella).
In genere tutte queste statue attecchivano sul popolo, che nonostante gli stenti e la povertà comprava queste piccole opere per la gioia dei ceramisti seminaresi che tramite anneddoti detti e dicerie applicavano tecniche di marketing già tanti secoli fa.
Dedicato a: Mastru Micuzzu Bonamicu a Mastru Totò Ferraru a Mastru Micu Dittu a Mastru Paulu Condursu e A Mastru Totò Latinu, i ceramisti che ho conosciuto e che non ci sono più, ma le loro opere vivranno per secoli.
Dimenticavo: visto che sta finendo giugno ed è stato il mese di Sant’antonio da Padova, tanti ceramisti se avete notato si chiamavano e si chiamano Antonio, in onore del Santo che a Seminara è il loro protettore detto comunemente Sant’Antonio dei Pignatari.