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Corrado Alvaro: dalla lotta al Fascismo al Premio Strega

Corrado Alvaro


La vita

Corrado Alvaro nacque a San Luca, un piccolo paese calabrese ai piedi dell’Aspromonte, il 15 aprile 1895. La sua famiglia era composta dal padre Antonio, un maestro elementare, e dalla madre Antonia Giampaolo, di origine borghese. Trascorse un’infanzia ricevendo la sua prima istruzione dal padre.

Il rapporto con la sua terra rimase sempre forte, un legame che ha influenzato la sua opera letteraria. Dopo le scuole elementari, fu mandato a studiare nel prestigioso collegio gesuitico di Mondragone a Frascati. In seguito, frequentò anche il collegio di Amelia e il liceo “Galluppi” di Catanzaro.

Durante gli anni della formazione, sviluppò una grande passione per la letteratura, iniziando a comporre poesie e racconti. Si avvicinò alle idee repubblicane partecipando attivamente a manifestazioni interventiste. Nel 1915, si arruolò nell’esercito italiano e combatté nella Prima Guerra Mondiale, dove fu ferito.

Questa esperienza lo segnò profondamente, portandolo a una disillusione nei confronti della retorica nazionalista. Dopo la guerra, intraprese la carriera giornalistica, collaborando con diversi giornali, tra cui “Il Mondo” di Giovanni Amendola, schierandosi contro il fascismo.

Nel 1921 si trasferì a Parigi per poi diventare corrispondente per il giornale antifascista “Il Mondo”. Nel 1941 tornò a San Luca per l’ultima volta, in occasione dei funerali di suo padre. Corrado Alvaro morì a Roma l’11 giugno 1956, lasciando dietro di sé un’importante eredità letteraria.

Il pensiero

Corrado Alvaro era un intellettuale profondamente radicato nella sua terra, la Calabria, ma allo stesso tempo aperto alle influenze europee. Il suo pensiero era caratterizzato da una profonda e sofferta antinomia tra la sensualità e la razionalità. Sentiva un forte legame con il mondo elementare e primitivo della civiltà pastorale e contadina, provando insofferenza per le sovrastrutture imposte dalla civiltà industriale.

Nonostante ciò, era attratto dai grandi centri urbani e dal mondo moderno e meccanico, pur riconoscendone la crudeltà. La sua visione era pervasa da un forte criticismo sociale, con una costante attenzione verso i problemi della giustizia, della libertà e della dignità umana. La sua opera è caratterizzata da una profonda riflessione sul rapporto tra tradizione e modernità, evidenziando la necessità di non disperdere le radici del passato per costruire il presente.

Alvaro credeva nel valore della memoria come strumento per preservare la propria identità e per comprendere il presente. Fu un convinto antifascista e, insieme ad altri intellettuali, firmò il manifesto di Benedetto Croce. Nonostante le intimidazioni, continuò a esprimere il suo pensiero attraverso i suoi scritti, collaborando anche con giornali stranieri durante l’esilio a Berlino, da dove rientrerà nel 1930.

Il pensiero di Alvaro era influenzato dalla sua formazione classica e dalla sua passione per la letteratura e la filosofia. In particolare, studiò le opere di Tommaso Campanella, riconoscendone l’importanza per la cultura calabrese e per l’etica.

Corrado Alvaro nel suo studio
Corrado Alvaro nel suo studio, foto colorata con IA

I libri e il Premio Strega

L’opera di Corrado Alvaro è vasta e variegata, comprendendo romanzi, racconti, saggi, diari e poesie. Il suo primo romanzo fu L’uomo nel labirinto (1926), in cui si delineano le tematiche fondamentali del suo pensiero. Tra le sue opere più famose ricordiamo Gente in Aspromonte (1930), una raccolta di racconti che descrive la vita dura e le tradizioni dei pastori calabresi. In questo libro emerge la sua capacità di fondere realismo e mito, con uno stile evocativo e poetico. Questo libro gli valse il primo importante premio letterario italiano, bandito da La Stampa nel 1931.

L’uomo è forte (1938) è un altro romanzo importante, con il quale vinse il premio dell’Accademia d’Italia per la letteratura. Tra i suoi libri si ricordano anche Vent’anni (1930), L’età breve (1946), Quasi una vita (1950), un diario che testimonia gli anni difficili del periodo fascista.

Nel 1951, vinse il prestigioso Premio Strega con Quasi una vita, un’opera che riflette sulla sua vita e sul suo tempo. La vittoria fu ottenuta in quella che è stata definita la finale della “Grande cinquina”, nella quale si sfidavano altri importanti scrittori: Carlo Levi, Alberto Moravia, Mario Soldati, e Domenico Rea.

Fu l’unico scrittore calabrese a vincere il premio Strega.

La sua opera è stata riconosciuta per il suo valore artistico, la sua profondità di pensiero e la sua capacità di descrivere la realtà del sud Italia. La sua scrittura è caratterizzata da una compresenza di lirismo e criticismo, di abbandono elegiaco e di risentitezza ideologica.

Alvaro ha saputo coniugare realismo e immaginazione, creando atmosfere suggestive e personaggi indimenticabili. Le sue opere sono state tradotte in diverse lingue, dimostrando il suo respiro europeo.

Le poesie

Corrado Alvaro non fu solo un prosatore, ma anche un poeta sensibile e originale. Le sue prime raccolte poetiche furono Poesie grigioverdi (1917), che esprimono le emozioni e le riflessioni del giovane autore durante la Prima Guerra Mondiale. Queste poesie mostrano un’apologia della guerra che cede il passo alla disillusione e alla constatazione della realtà drammatica del conflitto.

La raccolta poetica Il viaggio (1941), pubblicata successivamente, rappresenta un’ulteriore evoluzione del suo stile poetico. Nelle sue poesie, Alvaro esprime il suo profondo legame con la sua terra, la Calabria, e la sua attenzione verso le questioni sociali e umane. La sua poesia è caratterizzata da una profonda malinconia e da un senso di nostalgia verso il passato e la sua infanzia.

Frasi celebri di Corrado Alvaro

Le opere di Corrado Alvaro sono ricche di frasi celebri che riflettono la sua visione del mondo e la sua profonda umanità.

Una delle frasi più note è: “I calabresi mettono il loro patriottismo nelle cose più semplici, come la bontà dei loro frutti e dei loro vini“. Questa frase sottolinea il forte legame dei calabresi con la loro terra e la loro cultura.

Un’altra frase significativa è: “Amore disperato del loro paese, di cui riconoscono la vita cruda, che hanno fuggito, ma che in loro è rimasta allo stato di ricordo e di leggenda dell’infanzia“. Questa frase evidenzia il rapporto conflittuale dei calabresi con la loro terra, un amore che si mescola con la nostalgia e il dolore per la sua durezza.

In un’altra citazione, forse la più conosciuta, afferma: “La disperazione peggiore di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile“. Questa frase dimostra la sua attenzione verso i problemi della giustizia e della moralità.

In merito al suo attaccamento alla Calabria, scrive che essa “è una delle più belle [terre] d’Italia. Io non lo so, perché l’amo“. Questa frase esprime un profondo sentimento di amore e appartenenza alla sua terra d’origine.

Nel suo diario scrive: “Noi siamo quello che fummo nell’infanzia“. Questa frase sottolinea l’importanza della memoria e del passato nella formazione dell’identità individuale.

Infine, Alvaro ci ricorda che “Tutto quello che fanno mi sembra un mezzo per stordirsi e per convincersi d’essere ben vive“. Queste parole rivelano il suo sguardo critico verso la modernità e la società contemporanea. Infine, Alvaro sottolinea come “la parola è piuttosto vicina alla sensibilità dannunziana”.

Queste frasi sono solo alcune delle tante perle di saggezza che si possono trovare nelle opere di Corrado Alvaro.

 

By Antonio Casella

Sognatore e inguaribile romantico, fervido credente della potenza della coesione sociale, frequentatore di piazze e salotti, ama imparare ascoltando gli altri. Fonico di professione e divulgatore per passione, nel tempo libero organizza eventi culturali nella sua Seminara. È uno dei fondatori di Kalanèa.it, le sue muse ispiratrici sono i suoi ulivi secolari e Milù, il suo gatto.

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