Non tutti sanno della presenza di quella peculiare realtà che è l’Eparchia di Lungro: una diocesi cattolica di rito bizantino, la cui storia affonda le radici nel quindicesimo secolo.
Gli albanesi in Calabria
Fu allora, e per i successivi tre secoli, che intere popolazioni dai Balcani, per sfuggire ai Turchi, giunsero nel Meridione italiano e ripopolarono zone ormai disabitate a seguito di anni di guerre e carestie.
Se gli italo-albanesi sopravvissero ai secoli – purtroppo la stessa cosa non si può dire oggi per le comunità valdesi di Guardia Piemontese – fu per la riconoscenza del Regno di Napoli.
Il Regno, infatti, venne aiutato nelle battaglie militari in Puglia da Giorgio Castriota Skanderbeg (1405-1468), condottiero che ancora oggi è, per l’Albania e per gli arberesh (gli italo-albanesi di Calabria), eroe indiscusso.
Si prendeva il mare
Il rito liturgico e la lingua albanese costituirono il tesoro che le popolazioni in fuga dai Balcani portarono con sé, come il corredo più prezioso da conservare.
Ancora oggi molte sono le peculiarità delle comunità dell’Eparchia di Lungro, a partire dai riti liturgici che agli occhi di un occidentale risultano poco familiari – sarebbero infatti più familiari ad un Ortodosso dell’Est Europa o del Medio Oriente – per giungere a tutto quel mondo folkloristico fatto di canti e danze che vogliono raccontare e tramandare l’esodo di quegli albanesi che decisero di prendere il mare e affrontare l’ignoto pur di scampare all’oppressione.
In questi melodiosi canti e nelle danze cariche di simbolismi, gli italo-albanesi di Calabria hanno conservato storie e melodie antiche e suggestive che, risuonando, narrano del coraggio e del desiderio di rivedere la propria Patria, seppure con il cuore pieno di orgoglio per essere sopravvissuti alle difficoltà;
I discendenti di coloro che presero il mare per conservare la vita, la fede e la propria libertà, costituiscono un esempio vivente di bellezza e una testimonianza di incontro tra culture e tradizioni.
La costituzione della diocesi
Il 13 febbraio 1919 con un atto formale, meglio conosciuto come Costituzione Apostolica Catholici Fideles, papa Benedetto XV (1854-1922) istituiva la diocesi ovvero, se si usa il termine greco, Eparchia di Lungro.
In questo modo venivano raccolte sotto un’unica giurisdizione ecclesiastica tutti quegli uomini e quelle donne che nei secoli avevano fatto riferimento alle diocesi di rito latino della Calabria.
Un popolo che per 4 secoli ha conservato la lingua albanese del 1500 e il rito della Chiesa di Costantinopoli, dato che nei Balcani, per secoli e prima dell’avvento dell’Impero Turco, il rito liturgico era quello della Chiesa di Costantinopoli.
Il primo secolo della diocesi
Il 2019 è stato l’anno in cui l’Eparchia di Lungro ha festeggiato il suo primo centenario di vita: un secolo fatto di eventi culturali, storici e religiosi che hanno costituito i tanti doni di cui l’Eparchia è stata portatrice per l’intera Calabria attraverso le tante storie e i tanti volti di uomini e donne.
Una rilettura di questa storia può oggi aiutare l’Eparchia a comprendere meglio il proprio carisma e il proprio retaggio, anche per poter avere una rinnovata coscienza di come procedere verso il futuro.
Tanti sono stati i momenti che la Chiesa di Lungro ha voluto celebrare per il primo centenario, essendo l’Eparchia la più alta istituzione rappresentativa di tutte le realtà italo-albanesi della Calabria, sia a livello locale che nazionale.
Una vocazione al dialogo fra culture e persone
Tra i tanti eventi voglio ricordare quello del 25 Maggio, ovvero l’incontro tra l’Eparchia e papa Francesco nell’Aula Paolo VI a Città del Vaticano.
In quell’occasione era stato proprio papa Bergoglio a chiedere a questa peculiare realtà di rileggere la propria storia per esser proiettati con maggior vigore e una spinta rinnovata verso il futuro.
Comunità che si incontrano
Per lo più dislocate nella provincia di Cosenza – anche se nel resto d’Italia altri paesi fanno capo all’Eparchia – le comunità albanesi, con la loro storia e le varie peculiarità rendono visibile quanto siano necessari il dialogo e l’apertura verso l’altro e verso ciò che è diverso da noi.
Soltanto nel confronto con l’altro possiamo prendere maggiore consapevolezza di ciò che siamo e soltanto passando dal confronto con ciò che è diverso da noi, il nostro sguardo potrà raggiungere una visione più ampia.
L’Eparchia di Lungro ha fatto, del dialogo, una missione, soprattutto tra cattolici e ortodossi e tra le varie confessioni del cristianesimo: questo dialogo e questa vocazione al reciproco arricchimento è un dono per tutta la Calabria in quanto vi è un vivo esempio di come il confronto con l’altro sia sempre una ricchezza e come la conoscenza dell’altro passi per l’ascolto.
Questi tanti elementi di tradizione testimoniati dall’Eparchia di Lungro, costituiscono per la Calabria i tanti tasselli colorati di un unico e grande mosaico di bellezza e tante gemme incastonate nel tesoro della nostra terra, per un sempre maggior arricchimento.
Questa è l’eredità che una storia tanto antica quanto nuova consegna alla Calabria di oggi, perché siano riconsiderati quei valori che rischiamo tante volte di dimenticare.
Vivere dei valori cristiani, apprezzare la diversità, dare spazio all’ospitalità e al dialogo, conoscere ciò che ci circonda con le varie peculiarità, aprirci a ciò che sembra estraneo e diverso, trarre arricchimento e beneficio dai tesori che le storie e le situazioni delle vite degli altri costituiscono per noi.
Possiamo iniziare da questi piccoli passi per portare dentro di noi la bellezza che ci circonda e, in questo modo, dare vita ad una nuova Era per la Calabria, per una terra tanto amata quanto amara che da sempre ha fatto dell’ospitalità e dell’accoglienza i capisaldi di una società florida e ricca proprio in virtù delle tante storie e dei tanti volti che l’anno costituita e rinnovata nei secoli.
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