Tanto discussi nel periodo del Coronavirus per una semplice forma di igiene o protezione dagli altri, i guanti, insieme alla mascherina, sono diventati oggetto di largo utilizzo durante la pandemia.
Guanti in lattice, tanto disprezzati poiché causa di impedimento ad ogni singolo movimento quotidiano.
In realtà li abbiamo sempre usati, in pelle o altri materiali, per ripararci dal freddo o per proteggere le mani da tagli, abrasioni o sostanze chimiche.
Chi ha inventato i guanti?
La leggenda
Dall’antica Grecia arriva una leggenda secondo cui le Grazie cucirono delle bende sottilissime attorno alle dita e ai palmi della Dea Venere la quale, correndo in un bosco del Monte Olimpo cadde e si graffiò le mani. Quindi uno strumento di protezione.
Anche Omero nell’Odissea e Marco Terenziano Varrone nel De re rustica descrivono l’utilizzo dei guanti per ripararsi dal freddo o per svolgere attività manuali.
Invece per gli antichi Egizi la loro importanza fu prettamente simbolica, l’utilizzo dei guanti era segno distintivo di potere.
Anche nella Bibbia ci sono riferimenti ai guanti, in questo caso come strumento d’inganno :
“Isacco, ormai vecchio e cieco vuole che il figlio Esaù diventi il capofamiglia. Il fratello Giacobbe, spinto dalla moglie Rebecca, si finge Esaù, mascherando l’unica parte del corpo che il padre avrebbe riconosciuto: le mani. Giacobbe, che a differenza del fratello era glabro, si fece avvolgere la mano con pelle di capretti, facendo credere ad Isacco che fosse davvero Esaù, ricevendo così, l’investitura del capofamiglia.”
“Nel Medioevo assunsero un ruolo solenne per nobiltà, cavalleria e clero. Il guanto, dal Medioevo in poi, ha abbandonato la sua funzione primaria di uso pratico ed è diventato un simbolo, prima di sani valori e principi, poi di prestigio e di riconoscimento. E proprio per quest’ultima accezione che viene considerato l’emblema della nobiltà prima, ed il simbolo della borghesia poi. Infatti, solo le donne e gli uomini che ricoprissero un certo ruolo all’interno della società indossavano i guanti; alle persone comuni era concesso solo l’uso di un mezzo guanto, tagliato e di pochissimo valore. Era considerato segno di scarsa educazione porgere la mano nuda ad una persona o mostrarsi a mani nude, specialmente di fronte ad una donna: il gentiluomo che si rispettasse, doveva possederne molte paia, anche perché la freschezza del guanto diceva molto del suo status sociale.”
La storia
I guanti nella storia furono simbolo di potere, sfida, corruzione e pericolo.
Nell’Ottocento la “perfect lady” se voleva essere tale doveva difendere assolutamente il suo pudore e la mano era considerata emblema dell’erotismo in quanto più esposta al contatto fisico.
Un esempio si trova in Madame Bovary di G. Flaubert, dove il gesto di togliersi il guanto è un movimento che passa tutt’altro che inosservato:
[…] lo faceva con un gesto lento e sfinito, come per ritardare la nascita della luce del giorno della sua mano traslucida […] una mano che si è appena tolta il guanto si offre, sembra con più trasparente fiducia[…] giocava con i suoi guanti in un modo tale da attirare gli sguardi sulla sua mano
Tuttavia i guanti per le donne in questo periodo non furono solo prestigio di nobiltà ed eleganza ma, soprattutto, di etichetta, di galateo e, dunque, di una condotta rigida di comportamento.
Nel periodo della Rivoluzione francese, difatti, venne condannato il loro utilizzo così come avvenne nel 68’.
Sempre nell’Ottocento il Corriere delle Dame scrisse:
“una signora, più o meno ben guantata indica la delicatezza del proprio gusto, delle proprie abitudini, tanto più che la moda dei braccialetti richiama lo sguardo verso la mano. I guanti per conseguenza devono essere freschissimi.
Le signore, uscendo di casa dovevano assolutamente avere le mani inguantate e non si dovevano togliere “se non per sonare il pianoforte ma appena finito il pezzo si dovranno rimettere prima di riprendere il proprio posto”. Essere senza guanti è quindi quasi un ardimento.”
Lunghi fino al gomito, corti fino al polso,Raffinati, impreziositi segno di distinzione e d’inganno ma elemento non poco rilevante nella storia.
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