Il rito è compiuto
Il 19 Settembre è passata, come ogni anno, la tradizionale festa di San Rocco a Cinquefrondi.
Non propriamente come da tradizione, considerato il periodo particolare dovuto alle restrizioni imposte causa COVID-19, ma non meno importante.
I Deserti
Negli anni precedenti eravamo soliti costruire nei vari quartieri del paese i cosiddetti Deserti di San Rocco di Montpellier.
Una pratica religioso–folklorica, che consiste nel realizzare delle capanne di legno e paglia, sabbia e qualsiasi materiale che potesse servire a rappresentare brevi momenti della vita del Santo.
Tra questi ”una sorgente d’acqua e relativo ruscelletto, l’Ospedale (‘U Spitàli) raffigurante la cura dei malati, la Prigione (‘U Càrceru) che rappresenta il periodo di prigionia del Santo”.
Quest’anno, invece, i Deserti sono stati allestiti tutti in Piazza Castello, proprio davanti alla Chiesa del Carmine che ospita la statua del Santo (attribuita allo scultore Vincenzo Scrivo).
Stelle, Triangoli e Barchette
La realizzazione del Deserto non è l’unica simbologia utilizzata nella tradizione, non meno rilevanti, e che non possono assolutamente mancare, sono le Stelle, i Triangoli e le Barchette, realizzate utilizzando canne, colla e carta velina.
Servono per adornare i Deserti all’interno mentre la Stella Gigante, realizzata in dimensioni maggiori e apposta in alto e trasversalmente alla strada, veniva installata dove, fino all’anno scorso, passava la processione (che ovviamente quest’anno non c’è stata) e poi illuminata.
Nonostante le difficoltà quest’anno c’è stato qualcosa di più, su nel cielo due grandi Stelle e una splendida e grande Barca “San Rocco è la barca, ma Maria è sempre la vela!” (dalla pagina facebook della Chiesa del Carmine).
Particolarmente ricco di significato mistico è, poi, il rito della Svestizione, nota ai locali con il termine “spogghjiatina”.
I devoti al Santo, per grazia ricevuta o per invocare benevolenza particolare, si spogliano dei propri vestiti e li appongono, donandoli al Santo, alla sua statua durante la processione per le vie del paese. Alla fine della processione i vestiti vengono ritirati tramutando l’offerta in soldi.
La festa cinquefrondese non ha solo la sua importante valenza simbolica religiosa ma anche sociale.
Unisce grandi e piccini nella realizzazione delle opere messe in atto. Non manca la grande fatica per i preparativi che a volte avvengono anche di notte per la sicurezza stessa delle realizzazioni.
I bambini, nei giorni precedenti, fanno il giro del paese con una guantiera in mano e l’immagine del Santo apposta su di essa per chiedere l’essenziale offerta economica.
L’aria che si respira in quei giorni nel paese è proprio quella di una comunità che si stringe e collabora per la felicità di tutti i credenti e cittadini.
Come dicevamo, quest’anno è mancata la processione durante la quale si praticava il cosiddetto rito dei Pagghjiari, dove i credenti offrivano il proprio sacrificio coprendosi in una sorta di campana fatta di spine e rovi intrecciati camminando talvolta scalzi e in silenzio.
Tuttavia la messa è stata celebrata all’aperto proprio in Piazza Castello. Una Piazza gremita di fedeli attenti alla preghiera del parroco, Don Serafino Avenoso, e a una considerevole, importante omelia di Don Giuseppe Ascone: ”la fede è l’amore più grande di un cristiano, che si offre con sacrificio e fiducia, che pratica la carità in silenzio e non si lamenta. Quel San Rocco mandato in esilio e ingiustamente giudicato”.
Non è mancato chi tra i fedeli ricordava le bancarelle in Piazza dove da bambini alcuni compravano gli oggetti per l’inizio della scuola: diari, borselli, forbici, ecc..
Bellissimo è stato vedere, nel momento della comunione, i preti andare incontro alla gente e non viceversa (causa Covid).
Causa Covid, certo, ma la mente ha fatto quel volo e quel pensiero della Chiesa, della cristianità, che va incontro ai suoi figli e li abbraccia, li protegge e li richiama a sé.
Ad allietare la giornata, poi, i botti, il suono delle campane, i Giganti, la banda musicale e alla fine della messa i fuochi pirotecnici.
Tutti con gli occhi al cielo, dove il cuore rivolge le sue preghiere e chiede silenziosamente le sue grazie.
Leggi anche: La tradizionale festa della Madonna del Carmelo a Cinquefrondi
Vuoi saperne di più o collaborare con Kalanea.it?
SCOPRI CHI SIAMO