È da poco passato il 16 Luglio una data importantissima per credenti e devoti alla Madonna del Carmelo.
La festa liturgica fu istituita per commemorare l’apparizione avvenuta proprio il 16 Luglio del 1251 a San Simone Stock, sul Monte Carmelo in Palestina, a cui la Madonna consegnò lo scapolare ( “… segno di «alleanza» e di comunione reciproca tra Maria e i fedeli: esso infatti traduce in maniera concreta la consegna che Gesù, sulla croce, fece a Giovanni, e in lui a tutti noi, della Madre sua, e l’affidamento dell’apostolo prediletto e di noi a Lei, costituita nostra Madre spirituale”).
Da qui la devozione si diffuse in tutta Europa e importanti sono i rimandi del simbolismo stagionale e agrario <<legati alle funzioni fecondanti e protettive aggregate nelle diverse culture mediterranee precristiane intorno alla figura della Grande Madre, come Cerere, Cibele ed Iside, sostituita dai cristiani con la Vergine, la Madonna che regna nel giardino tra piante, fiori e frutti nello splendore estivo>>.
Tuttavia <<il culto mariano affonda le sue radici, unico caso dell’umanità, nei secoli precedenti la sua stessa nascita; perché il primo profeta d’Israele, Elia (IX sec. a.C.) dimorando sul Monte Carmelo, ebbe la visione della venuta della Vergine, che si alzava come una piccola nube dalla terra verso il monte, portando una provvidenziale pioggia, salvando così Israele da una devastante siccità>>.
Fortemente sentita tale festa è a Cinquefrondi (RC) dove c’è la meravigliosa Chiesa del Carmine che sorge in una zona del paese dove, si narra in alcune leggende, un tempo lontano sorgeva un Castello.
Difatti il piazzale antistante la Chiesa si chiama proprio Piazza Castello. La sua fondazione ha origini molto antiche, lo stesso Don Fortunato Sorrenti (fu reggente della Chiesa) pare che abbia scritto nel libro Cinquefrondi tra storia e fotografia che la Fondazione della Congregazione del Carmine sia da determinare al 1771.
Nonostante la Chiesa abbia subito danni per via di diversi terremoti (in particolare quelli del 1783 e 1908), al suo interno si possono ancora trovare delle notevoli opere artistiche firmati da altrettanti eccellenti autori.
Si narra che proprio durante il terremoto del 1894 la Chiesa sia stata fortemente danneggiata ma la statua rimase intatta e da qui il forte legame del popolo cinquefrondese col culto della Vergine che vide in tale episodio un segno miracoloso di protezione della Vergine al suo popolo.
La statua è opera dello scultore serrese Vincenzo Scrivo realizzata nel 1798, si può certamente affermare che sia di una bellezza particolare, il suo viso roseo trasmette tutta la compassione e la benevolenza che solo una Madre può donare ai propri figli, è rappresentata con in braccio il Bambino Gesù e nella mano destra reca lo scapolare (simbolo dell’Ordine Carmelitano).
Le Corone argentee sono opera, invece, dell’orafo Giuseppe Sorbilli di Monteleone (oggi Vibo Valentia) donate dal confratello De Guisa nel 1799.
Un piccolo aneddoto anche per quanto riguarda il tradizionale mazzo di fiori offerto ogni anno per la celebrazione del 16 Luglio. Quest’anno una famiglia di Cinquefrondi ha deciso di donare un nuovo mazzolino di fiori finti che sostituirà il precedente e sarà usato per il periodo in cui la statua sarà deposta nella sua nicchia.
Nonostante il periodo, la Festa in onore di questa Regina non è stata meno sentita. Oserei dire che, invece, si è sentito maggiormente il senso di appartenenza e devozione al suo culto.
La Santa Messa si è celebrata proprio nel Piazzale Castello : a destra la “ Vergine bella” adornata di splendidi fiori e dietro di lei un altare semplice ma imponente, a sinistra i confratelli e le consorelle dell’Arciconfraternitata e nella Piazza il suo popolo pronta ad accoglierla.
Basta solo guardare la facciata della Chiesa per capire tutta la sontuosità dell’evento e la sua immensa importanza. Una facciata che potrebbe richiamare l’idea di un Castello ed il 16 Luglio la Sua Regina ha varcato la Sua soglia per andare ad abbracciare il suo popolo.
Già dalla mattina, come ogni anno, non è mancato il suono dei botti per richiamare l’attenzione dei credenti ma, soprattutto, per tutta la giornata non è mancato il suono meraviglioso delle campane per riempire il cuore di gioia e per parlare con allegria ai devoti.
Ancora tanto ci sarebbe da scrivere. Ci ripromettiamo di ritornarci.