Marie Curie: la donna dei Nobel

marie curie presso il laboratorio dove conduceva esperimenti sulla radioattività

Appassionata e determinata ricercatrice, icona della Scienza e delle battaglie femministe del secolo scorso, Marie Curie, al secolo Marie Sklodowska, è stata la prima donna a ricevere il premio Nobel e l’unica a ricevere due volte il prestigioso riconoscimento.

La carriera di Marie Sklodowska, e del marito Pierre Curie, è il risultato di una vita interamente dedicata allo studio della radioattività, grazie al quale ricevettero il premio Nobel per la Fisica nel 1903.

La loro scoperta consentì alla medicina di fare importanti passi avanti e di salvare molte vite umane persino sugli scenari di guerra durante il primo conflitto mondiale.

Con il suo successo segnò profondamente il destino della comunità scientifica, in particolare del suo paese natio, la Polonia, da cui fu costretta ad emigrare nel 1891 per poter studiare nella prestigiosa università Sorbonne.

Infatti in Polonia, all’epoca sotto il dominio sovietico, le donne non potevano frequentare le università; ciò costrinse Marie Curie ad emigrare nella capitale francese dove si laureò nel 1893.

Fu a Parigi che la ricercatrice, oltre a laurearsi in Fisica, conobbe, nel 1894, Pierre Curie, che sposò un anno dopo, insieme al quale si dedicarono allo studio della radioattività seguendo le prime scoperte del prof. Henri Becquerel.

Così nel 1896 i due ricercatori, utilizzando strumenti rudimentali e il proprio garage come laboratorio, partendo dalle scoperte di Becquerel sulla proprietà dell’uranio di emettere radiazioni, enunciarono l’esistenza di due materiali con maggiore capacità radioattiva.

Uno di questi fu chiamato Polonio, in onore della patria natia della ricercatrice, l’altro Radio, in virtù proprio della grande proprietà radioattiva che possiede, proprietà indispensabili per la medicina moderna ma letali allo stesso tempo.

Per alleviare le sofferenze delle persone, infatti, i coniugi Curie utilizzavano le proprietà del Radio ad ogni occasione, inconsapevoli delle conseguenze sulla propria salute.

Nel 1906, in un tragico incidente, Pierre Curie, che dopo il Nobel ottenne la cattedra all’università Sorbonne, perde la vita e il posto viene assegnato alla moglie.

Fu così che Marie Curie entrò a far parte della comunità scientifica internazionale che, fino a quel momento, era un ambiente tacitamente riservato a soli uomini.

Nel 1911 ricevette il secondo premio Nobel, questa volta per la Chimica, dopo essere riuscita a isolare il Radio, così da renderlo più facile da utilizzare e meno pericoloso.

La sua notorietà la aiutò a recepire fondi per portare avanti le sue ricerche e spalancò le porte del mondo scientifico alle donne che si occupavano di ricerca.

Benché fosse una persona estremamente riservata, in poco tempo divenne paladino dei diritti delle donne, in particolare negli Stati Uniti dove fu ricevuta con grande enfasi dal presidente Harding nel 1921.

Negli ultimi anni della sua vita fu colpita da anemia aplastica, provocata, molto probabilmente, dalla continua esposizione alle radiazioni.

Morì a Parigi nel 1934; nel 1955, insieme al marito Pierre, fu trasferita nel Pantheon, prestigioso edificio al cui ingresso troneggia la scritta “Aux grandes hommes/ Ai grandi uomini”.

Leggi anche: Vandana Shiva, una fisica nucleare contro la globalizzazione.

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By Antonio Casella

Sognatore e inguaribile romantico, fervido credente della potenza della coesione sociale, frequentatore di piazze e salotti, ama imparare ascoltando gli altri. Fonico di professione e divulgatore per passione, nel tempo libero organizza eventi culturali nella sua Seminara. È uno dei fondatori di Kalanèa.it, le sue muse ispiratrici sono i suoi ulivi secolari e Milù, il suo gatto.

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