“La femme a le droit de monter à l’échaffaud, elle doit avoir également le droit de monter à la tribune.”
“La donna ha il diritto di salire sul patibolo, deve avere ugualmente il diritto di salire sul podio.”
Correva l’anno 2012, periodo in cui mi dedicavo alla ricerca di figure interessanti e forti nel passato e rimasi subito affascinata da una donna definita più rivoluzionaria della Rivoluzione stessa: Olympe De Gouges.
Scoprì che durante la Rivoluzione Francese, nonostante tante donne abbiano aderito alla presa della Bastiglia, abbiano marciato con armi contro la Reggia di Versailles e siano morte, lottando, sul patibolo, all’interno dei circoli più rivoluzionari furono estromesse dal voto.
Persino la Convenzione le escluse dai diritti politici, tolse loro il diritto di associazione e Robespierre stesso proibì le associazioni femminili e i loro giornali.
Tra queste donne c’era Olympe De Gouges.
Drammaturga, autrice di tre romanzi, giornalista e sensibile protagonista della politica del Settecento, fu una figura importante benché poco conosciuta.
Molto spesso considerata un’ignorante, solo perché autodidatta, fu una donna dal grande intuito progressista e capace di autodeterminarsi, con forza, in una società patriarcale e, senza dubbio, maschilista. Rimasta vedova a 16 anni decise di non risposarsi ma di convivere.
Oggi una donna come Olympe De Gouges potrebbe essere definita una “femminista” ma ciò sarebbe riduttivo, anche se l’attività di Olympe fu precursore del movimento chiamato oggi Femminismo.
In largo anticipo rispetto al suo tempo, i suoi interessi, le sue lotte e le sue idee parlano di una donna in anticipo perfino sul nostro tempo. Desiderando una completa e assoluta parità di sessi, per provocazione e per scuotere una società di facile giudizio verso le donne che, se libere e senza legami erano dette “cortigiane”, pubblicò La dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina.
Di questa importante pubblicazione citiamo l’articolo IV “La libertà e la giustizia consistono nel restituire tutto quello che appartiene agli altri; così l’esercizio dei diritti naturali della donna ha come limiti solo la tirannia perpetua che l’uomo le oppone; questi limiti devono essere riformati dalle leggi della natura e della ragione.” Dove ”la messa in posizione di eguaglianza non è basata su una semplice constatazione della gerarchizzazione categorica dei sessi, ma proprio su un processo politico motivato e pienamente ponderato: sostituzione del matrimonio con un’altra forma di contratto sottoscritto, responsabilità civile, diritto al divorzio e all’eredità, ecc.”
Al tempo stesso Olympe De Gouges si distinse per la sua “umanità” che fu talmente grande e incondizionata che si volle pronunciare più volte in difesa delle categorie più deboli, all’epoca rappresentate anche dagli schiavi. Impegno che la portò a scrivere la Riflessione sugli uomini neri.
Da queste due “opere” si evince il suo interesse nel rivendicare diritti per tutti i discriminati e gli sfruttati, come le donne e gli uomini neri.
Fu tra i promotori di un sistema di Welfare che pensava ad un sistema di protezione materna e infantile, auspicò la creazione di seminari nazionali per combattere la disoccupazione e propose la creazione di alloggi dignitosi per i non abbienti nonché di ricoveri dignitosi per i mendicanti.
Da Donna aderì ai temi più importanti del pensiero sociale del suo tempo, riuscendo anche a creare il ”Cercle social“, un’associazione che si prefiggeva la parità dei diritti delle donne (purtroppo riunendosi di nascosto).
Venne (inevitabilmente) ghigliottinata nel 1793, su volere di Robespierre, “per aver dimenticato le virtù che convengono al suo sesso ed essersi immischiata nelle cose della Repubblica.”
Olympe De Gouges fu una figura talmente forte, libera e autodeterminata che ritengo non debba essere dimenticata, semmai approfondita.
“NON DEVO NULLA AL SAPERE DEGLI UOMINI, IO SONO LA MIA OPERA”.
Olympe De Gauges
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