Amo molto le statue, sia di marmo sia di bronzo o di qualsiasi altro materiale. Durante la visita nel 2017 alla mostra “100 anni Scultura Milano 1815-1915” presso la GAM di MIlano ho fotografato questa statua di Quintilio Corbellini (1823-1905) intitolata “Il primo bagno al lido”, realizzata nel 1873.
Non desidero analizzare questa statua in particolare o illustrare la vita e stile dell’autore, mi piacerebbe soffermarmi su come può cambiare aspetto un’opera d’arte statuaria a secondo della luce che la colpisce e dei suoi effetti collaterali, in questo caso l’ombra proiettata sul muro.
In mostra erano esposte tantissime statue, è raro trovarne così tante in una sola mostra, ed era affascinante osservarle da diverse angolazioni.
E’ innegabile che lo stile del grande Canova sovente aleggiava, ma anche nelle opere più prossime al XX secolo che se ne distaccavano la figura umana spiccava in tutta la sua intensità.
Quello che mi stupiva era l’assoluta pulizia delle linee, che paragonerei a quella che si ottiene con le fotografie in Bianco e Nero: nessun colore che possa disturbare la forma che viene modellata dalla luce.
L’ombra proiettata sul muro mi ha attirato, ai miei occhi diventava un’opera d’arte lei stessa e non potevo non catturarla, effimera com’era, con la fotocamera del mio cellulare.
Questo avvalora anche il mio pensiero che un’opera d’arte prende vita a sé, magari distaccandosi dagli intenti del proprio autore: è il fruitore che la investe di nuova linfa la cui potenza risiede nel sapere guardare oltre, quasi una discesa nel proprio intimo subconscio.
Oramai la statua sarà stata riposta in altra collocazione, l’ombra non esiste che nella mia fotografia, un attimo fuggente si potrebbe affermare, e come oramai abbiamo imparato non bisogna mai lasciarci sfuggire questi istanti magici.
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