Dopo aver parlato del saggio storico di Natale Zappalà passiamo, con un bel salto a piè pari, alla poesia. Vernacolare per essere precisi. E naturalmente non possiamo non parlare di uno dei più bravi autori del genere: Rocco Nassi.
Nato a Bagnara Calabra il 18/08/1963, nel 2007 pubblica Bagnara… rari bellizzi, e nel 2010 Pè comu parru, scrivu: amari penzeri…. Collabora con diversi siti di poesia dialettale e ha fondato il gruppo Facebook Parra e scrivi comu ti fici to’ mamma.
Nella sua vita ha vinto diversi premi, oggi vive e lavora a Bagnara Calabra, paese di cui, come si può dedurre dai suoi scritti, è innamoratissimo.
I sta terra parru d’amuri
Quella di Rocco Nassi non è una semplice raccolta di poesie in vernacolo, dagli argomenti vetusti e scontati.
Innanzitutto è un monito, un calderone pieno di voglia di rivalsa del nostro Sud e che, dopo il passaggio (ancora non del tutto terminato) del Coronavirus, diventa più attuale che mai.
Mentre tanti calabresi sono costretti a lasciare la propria terra, tra lacrime e rimpianti, altri lo abbandonano con la voglia di farlo.
Forse perché non capiscono che al Sud ci sia molto di più di quanto esso offra, almeno per quanto riguarda i sentimenti.
Certo, un lavoro sicuro, un posto fisso e uno stipendio non sono cose da poco ma, citando L’attimo fuggente, nell’immortale discorso di Robin Williams, “la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita”.
Il dialetto
Il libro di Rocco Nassi è anche un tentativo di divulgazione del dialetto, cosa in cui l’autore riesce benissimo grazie al profondo studio fatto con professori e linguisti.
Oggi come oggi il dialetto va perdendosi in un miscuglio, quasi inascoltabile, tra italiano e dialetto, in un tentativo malriuscitissimo che purtroppo viene usato, soprattutto dai giovani, che non ascoltano gli insegnamenti degli anziani o non ne hanno avuti affatto.
E così, grazie a questo volume, si possono scoprire regole grammaticali, parole, origini, etimologie, in modo da non perdere le proprie radici, in quanto è così che perdiamo anche noi stessi.
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