Considerata una delle più importanti attiviste nella lotta alla globalizzazione, ha condotto importanti battaglie nella difesa della biodiversità e vanta una prestigiosa laurea in fisica nucleare: è Vandana Shiva.
Tra le tante minacce che mettono in pericolo la sopravvivenza dell’uomo sulla Terra c’è la perdita della biodiversità: conseguenza di un’agricoltura senza rispetto per l’ambiente.
Dopo la laurea presso la University of Western Ontario, in Canada, Vandana Shiva decide di ritornare in India e dedicarsi alla lotta contro le multinazionali che dominano la produzione agricola.
Si rende subito conto che un modello produttivo con una resa troppo alta non è sostenibile e va a vantaggio delle grandi corporazioni mentre porta, letteralmente, alla fame, tutti quei contadini che producono cibo rispettando l’ambiente e la biodiversità.
Monocultura
Un problema per il suolo
Uno di principali nemici per l’agricoltura è, per Vandana Shiva, la monocultura. Una pratica che porta alla desertificazione velocemente poiché sfrutta troppo il suolo e lo rende inutilizzabile nel giro di qualche decennio.
Le conseguenze della monocoltura sono diverse: da un lato l’eccessivo sfruttamento delle risorse idriche e dall’altro il massiccio utilizzo di insetticidi provoca la scomparsa di insetti fondamentali per l’impollinazione, in particolare api e farfalle.
La questione Golden Rice
Un esempio di questo meccanismo è rappresentato dal cosiddetto Golden Rice.
Il Golden Rice è un riso OGM che contiene un’alta percentuale di Vitamina A e che fu introdotto nel mercato Indiano per far fronte a un problema di cecità infantile e altre malattie.
Secondo Vandana Shiva il Golden Rice non solo sfrutta enormemente le risorse idriche, molto di più di quanto non lo facciano i contadini indiani, ma non porta alcun beneficio.
Invece secondo altri scienziati il Golden Rice avrebbe aiutato gli indiani a guarire e prevenire da alcune malattie legate alla carenza di Vitamina A. In assenza di prove il dibattito rimane acceso.
Un problema per la società
Insieme allo sfruttamento delle risorse naturali, secondo Vandana Shiva, le multinazionali hanno importato un modello di sviluppo che rende i contadini schiavi delle multinazionali.
L’idea occidentale del progresso e dello sviluppo porterebbe, con il tempo, i contadini ad essere dipendenti dalle multinazionali e in particolare a quelle che detengono i brevetti di alcuni sementi.
Oltre a distruggere la biodiversità, i semi OGM altro non sono che un modo per assoggettare i contadini obbligandoli all’acquisto di sementi i cui proprietari creano un monopolio e decidono il prezzo.
A differenza dei semi autoctoni gli OGM non hanno subìto il processo di adattamento alle condizioni climatiche del luogo e la loro coltivazione richiederebbe un uso massiccio di fitofarmaci che comprometterebbe, nel tempo, sia la salute del suolo che delle persone.
Filosofia e non violenza
Seguendo le orme della filosofia indiana e in particolare di Mahatma Ghandi, Vandana Shiva percorre il sentiero della disubbidienza civile e della non violenza.
Agricoltura e femminismo
La lotta alle multinazionali non riguarda solo malattie e sfruttamento del suolo, è anche una questione di genere.
Una conseguenza del modello industriale applicato all’agricoltura è infatti l’allontanamento delle donne nella filiera produttiva.
Non è un caso se nelle organizzazioni ecologiste, in particolare in India, la percentuale di donne che vi partecipano è fatta da donne.
La donna, nell’immaginario del paese asiatico è vista come “modellino in scala” della Madre Terra, portatrice di vita, quindi non certamente qualcosa da sfruttare a proprio piacimento.
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